Lettera aperta al presidente del CRL in previsione dell’incontro con il presidente FIP Giovanni Petrucci
Caro presidente Maggi,
mi permetto di scriverti per darti il punto di vista di una società di base, che lavora in un territorio che oggi ha forse poche eccellenze cestistiche, ma che in passato ha rappresentato un buon livello e che ora vuole concentrarsi sugli aspetti di crescita sia sportiva che soprattutto personale dei giovani, rivendicando un ruolo sociale e educativo che in molti altri ambiti si sta perdendo.
Lo scorso settembre abbiamo ripreso l’attività dopo lo stop forzato di fine febbraio 2020, ci siamo armati di grande entusiasmo, abbiamo fatto sacrifici, abbiamo dedicato tempo, risorse economiche e passione; il feedback è stato decisamente positivo, con tutti i nostri atleti, dai bambini del minibasket ai ragazzi delle giovanili, che si sono presentati in palestra con più entusiasmo rispetto a prima, più voglia di giocare di quanto immaginassimo (e ti assicuro che noi abbiamo una fervida immaginazione). Tutto questo nonostante avessimo chiesto sacrifici, rispetto di regole nuove (mascherine, distanziamento, non utilizzo degli spogliatoi) e maggiore attenzione. I protocolli erano stretti, ma sono sempre stati rispettati e, su 170 atleti impegnati 2 o 3 volte a settimana, non abbiamo avuto nessun caso sospetto. E sono sicuro che lo stesso hanno fatto ed hanno constatato i miei colleghi di altre società. Sicuramente un po’ di fortuna, ma certamente anche molta applicazione.
Da quando siamo stati costretti a fermare nuovamente le attività in palestra continuiamo a ricevere messaggi, richieste, interrogativi su se e quando si potrà riprendere a praticare il nostro sport.
Questo è solo un punto a dimostrazione del fatto che il desiderio dei ragazzi, a qualsiasi livello, è quello di riprendere, di ripartire, sia per ritrovare un pizzico di normalità, ma soprattutto per poter vivere nuovamente insieme le loro passioni.
In un momento così particolare, infatti, l’aspetto della crescita psicologica dei nostri ragazzi è lasciata indietro, presa in considerazione solo marginalmente; anche parlando di scuola si pensa solamente alle questioni legate alla preparazione degli alunni, e quasi per nulla della loro crescita, dell’aspetto sociale, della necessità che i giovani hanno di confrontarsi tra loro, di vivere tra pari, di scoprire sé stessi nel loro contesto naturale.
È probabilmente questo l’aspetto che mi sta più a cuore sottolineare: il fatto che lo sport praticato, tutto, non solo quello di “preminente interesse nazionale”, potrebbe aiutare ad uscire da una situazione in cui i nostri giovani, ovvero il nostro futuro, potrebbero continuare a crescere. I più piccoli potrebbero iniziare nuovamente a sognare, potrebbero dimenticare le paure che istituzioni, media, ed a volte anche i genitori stanno inculcando loro. Gli adolescenti, che già vivono un’età complessa, piena di insicurezze, con alti e bassi, potrebbero tornare a fare qualcosa che veramente li appassioni, non più relegati in casa.
Faccio questa riflessione sia considerando la notizia relativa all’allargamento a “preminente interesse nazionale” di una parte del movimento, troppo piccola per poter rappresentare veramente una vittoria, visto che non comprende nulla dell’attività regionale, sia in previsione del tuo incontro con i vertici federali dell’11 gennaio prossimo, affinché il “grido di dolore” del movimento cestistico di base venga ascoltato. Oggi non stiamo lottando per la sopravvivenza delle nostre società, anche se la situazione non è sicuramente rosea, ma per il bene di una generazione di ragazzi che sta perdendo il proprio tempo.
Grazie per la tua attenzione.
Buon lavoro